Annunziata Berrino
La diffusione delle produzioni agroalimentari e della gastronomia della Campania nelle pratiche di viaggio e di soggiorno di fine Settecento e, a partire dalla metà dell’Ottocento, nel turismo ha un andamento complesso e non lineare, perché segnato da accelerazioni, omissioni e incongruenze. La Campania presenta ancora oggi uno squilibrio strutturale nella distribuzione territoriale del fenomeno turistico, concentrato sostanzialmente nell’ansa meridionale del golfo di Napoli e sulle isole, da cui deriva che nella comunicazione turistica le produzioni naturali, agricole e industriali e la cultura gastronomica delle aree interne in molti casi vengono genericamente assorbite e identificate con quelle dell’area napoletana. Questa geografia del turismo ricalca l’andamento generale della storia della gastronomia in Italia che, come ben argomentato da studiosi quali Piero Meldini1, Alberto Capatti e Massimo Montanari2, vede l’indiscusso primato delle dimensioni urbane e territoriali rispetto a quelle regionali _n dentro l’età contemporanea. Ancora in sede di premessa, va detto che della regione Campania in ambito turistico si impongono prima le produzioni e successivamente la cultura gastronomica, che, specie agli occhi delle frequentazioni internazionali, resta glissata fino alla fine del Novecento.